Storia di Milano by Pietro Verri

Storia di Milano by Pietro Verri

autore:Pietro Verri [Verri, Pietro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: CreateSpace Independent Publishing Platform
pubblicato: 2015-05-29T22:00:00+00:00


come più diffusamente può vedersi nel Duomo, ove in segno d’onore venne collocata sopra la barbara iscrizione la non meno barbara statua, di cui si legge:

… Ast hic praestantis imaginis auctor

De Tradate fuit Jacobinus, in arte profundus,

Nec Prasitele minor, sed major farier auxim.637

Non posso perdonare a taluno de’ nostri autori storici, l’aver voluto paragonare ad Augusto il meschinissimo Filippo Maria, e farlo un protettore delle lettere e dei letterati. Egli era, convien dirlo, un principe da nulla. È vero che alcune epoche del regno di questo duca hanno un aspetto grandioso e brillante, né sembrano volgari. Quando le truppe ducali sotto del Carmagnola fecero prigioniere il comandante istesso nemico, Lodovico Migliorati, fu questi condotto a Milano, indi accolto dal duca con magnifica generosità; e poi da lui rilasciato onorevolmente libero e colmo di regali. Più illustre riuscì il fatto seguente. Il duca aveva preso parte in favore de’ Francesi, che disputavano agli Spagnuoli il regno di Napoli. Ei fece uscire dal porto di Genova una flotta in aiuto dei Francesi, o, come allora dicevasi, degli Angioini contro degli Aragonesi. La flotta genovese fece sì bene, che prese i due re di Navarra e di Aragona; e con essi rientrò nel porto di Genova; togliendo i competitori alla casa d’Angiò. Il duca ordinò che questi illustri prigionieri venissero scortati a Milano, e il giorno 15 di settembre dell’anno 1435 Filippo Maria fu per questo insolito caso visibile, ed ammise alla sua udienza nel castello di Milano Alfonso, re d’Aragona; indi, il giorno 23 dello stesso mese fece lo stesso al re Giovanni di Navarra. I Genovesi, avendo acquistato que’ due preziosi pegni, si aspettavano un riscatto proporzionato; ma il duca, dopo tre mesi, ne’ quali e la corte e i più ricchi signori di Milano gareggiarono per onorare splendidamente i due monarchi, generosamente, il giorno 8 di ottobre dello stesso anno, li lasciò partire liberi. Tale atto fu tanto inaspettato e discaro ai Genovesi, che ben tosto si sottrassero dalla obbedienza del duca. Questi due fatti sembrano dinotare elevazione d’animo e generosità verso i vinti. Se mai però i consigli di Zanino Riccio, comprato da questi prigionieri, avessero cagionato tali determinazioni, si collocherebbero queste tranquillamente nella classe delle altre azioni volgari di Filippo Maria. Io credo anzi probabile che così accadesse; perché un uomo ed anche un principe può bensì non avere nel corso della sua vita che una sola occasione per far cose grandi, ma non può in due sole occasioni 636 Salve, o viaggiatore, vedi, qui sta l’immagine somigliantissima di quel papa Martino, quinto nella serie, che, buon pastore per indole, resse la Chiesa a te Roma, ecc… Autore di questo carme è Giuseppe Brivio, ordinario, dottore di gius canonico e maestro di sacra teologia, ecc.

637 Ma l’autore di questa insigne immagine fu Giacobino di Tradate, profondo nell’arte, che io ardirei dire non minore, ma bensì maggiore di Prassitele.

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mostrare l’anima grande; la quale, quando v’è, in ogni giorno, in ogni fatto dà inizio di se medesima, abbellisce ogni azione, e persino ne’ vizi istessi porta un non so che di maestoso e di sublime.



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